Il dirigibile NORGE
Il NORGE, primo dirigibile ad aver sorvolato il Polo Nord, era, a paragone con altre aeronavi del suo tempo, una macchina considerata medio-piccola, di scarsa potenza e di modesta autonomia; in effetti, per poter compiere in sicurezza l’intero viaggio dalle Svalbard all’Alaska, dovette essere ampiamente modificato per recuperare peso, con l’abolizione della sua originaria cabina passeggeri, una revisione di molti elementi strutturali e l’abolizione, addirittura, di rivestimenti interni e dei vetri dei finestrini, sostituiti con schermi in celluloide.
La struttura
Il NORGE era un dirigibile di tipo semirigido; aveva cioè un involucro che veniva mantenuto nella giusta forma da una carena di sezione triangolare che correva per tutta la lunghezza; la prua era armata con una cupola di irrigidimento e la poppa da una struttura a cui erano collegati gli impennaggi e i timoni (due di profondità e uno di direzione). Era lungo 106 m e largo 26 m.
La trave, la cupola e la struttura di poppa erano realizzati in tubi di acciaio ed elementi di alluminio, tenuti insieme da saldature e giunti snodati, in modo che la struttura fornisse un giusto compromesso fra elasticità e rigidità. Alla carena erano collegati anche i tre motori Maybach IV da 245 Hp e la cabina comandi. Il volume complessivo del dirigibile era 18.500 metri cubi, l’aeronave poteva volare normalmente fra gli 80 e i 100 km/h, con una velocità massima di 115 km/h (62 nodi). La crociera in genere avveniva con due motori in moto e uno spento (di solito erano avviati quello posteriore centrale e uno dei due laterali, in modo da correggere eventuali derive indotte dal vento).
Un dirigibile “più leggero dell’aria”
Il sostentamento del dirigibile era principalmente dovuto al gas idrogeno, altamente infiammabile, che conteneva; l’involucro spostava una massa d’aria abbastanza grande da riceverne una spinta a salire, quasi “galleggiando” nell’aria – e infatti i dirigibili, come gli aerostati, erano detti mezzi ‘più leggeri dell’aria’. Tuttavia, entro certi limiti e quando necessario, il dirigibile poteva anche aumentare la sua capacità di sostentamento appoppandosi leggermente durante la corsa, il che gli permetteva di sviluppare portanza come un comune aereo.
Il vento e la velocità
La groundspeed, cioè la velocità a terra, dipendeva molto dall’intensità del vento che il dirigibile incontrava; con un vento in prua di 40 km/h, a velocità di crociera all’aria di 90 km/h l’avanzamento effettivo del dirigibile scendeva a 50 km/h. Con la stessa intensità del vento in poppa, il dirigibile avanzava a 130 km/h; queste differenze giocavano un ruolo molto importante durante i lunghi viaggi, richiedendo misure periodiche e attenzione ai consumi.
Il dirigibile aveva un’autonomia complessiva, in condizioni normali, fra i 4 e i 5 giorni di volo, quanti ne bastavano per compiere il viaggio più un piccolo margine di sicurezza. Il carburante era contenuto in bidoni di alluminio agganciati a coppie alla struttura della carena e distribuiti lungo tutta la lunghezza del dirigibile, in modo che, con il consumo, la diminuzione di peso non alterasse il centraggio del dirigibile.
Preparativi per la partenza
Prima di ogni volo il dirigibile doveva essere accuratamente controllato, caricato con le giuste quantità di idrogeno, benzina ed olio lubrificante. I pesi dovevano essere correttamente distribuiti all’interno e, particolarmente nei voli in zona remota, bisognava fare molta attenzione a limitare allo stretto necessario i pesi imbarcati.
Per il volo transpolare il NORGE imbarcava 16 persone di equipaggio:
- 8 norvegesi,
- 1 statunitense,
- 6 italiani,
- 1 svedese
Alla storia piace ricordare che vi era a bordo anche un peculiare diciassettesimo membro dell’equipaggio: Titina, una cagnolina che era stata adottata dal comandante Nobile e che accompagnò la spedizione dall’inizio alla fine.